Che provenga dai Mari del Sud o che sia d'acqua dolce, Blister, Mabè o Keshi, non importa: poche cose al mondo sanno emozionare come una perla. Gli antichi romani la chiamavano “margarita” e sempre alla lingua latina si deve il termine che usiamo noi oggi: “perla” deriverebbe infatti da “perula” (“piccola pera”) o meglio ancora da “pernula”, diminutivo di “perna” (“prosciutto”, passato a indicare anche, per somiglianza nell'aspetto, una sorta di conchiglia). In entrambi i casi, all'origine della parola che indica questo stupendo prodotto del mare ritroviamo la sua forma.
Frutto di anni di attesa, al buio e nel segreto, la perla è stata, nei secoli, protagonista di miti e leggende. Salomone, Re di Israele, le considerava un simbolo di purezza. Con esse Nerone ricopriva il suo letto. Carlo I era solito portarne una all'orecchio destro. Da Cleopatra alla Regina Elisabetta, infine, non mancano aneddoti che vogliono le perle sciolte nell'aceto e poi – a far sfoggio di grandezza – servite come bevanda. In questa inconsueta forma, tra l'altro, era un medicamento noto fin dall'antichità, per curare l'ulcera addominale.
Curiosità a parte, vale la pena spendere qualche parola sulle “5S” che determinano le caratteristiche delle perle: Shine, Surface, Shade, Shape, Size. Traducendo dalla lingua inglese: Lucentezza, Superficie, Colore, Forma e Dimensione. A cosa corrispondono? Ne parliamo in un prossimo post... D'altro canto, il 2018 è l'anno della Perla, e Boite d'Or onorerà adeguatamente questa piccola, grande meraviglia.